blog irriverente fra il sarcastico e il tedioso su bici, mobilità ed altro

Modelli di (im-) mobilità quotidiana, al lavoro e a scuola in bici, pantofole sui pedali, verdi d'invidia, bocciofile, terrore motorizzato, terapie consolatarie, ciclabilità e fregature, miserie umane al volante e in sella, dopolavoro biciclettaro, "o il codice o la vita", treno+bici, tramvie ed intermodalità, redistribuzione dello spazio stradale ...
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giovedì 23 maggio 2013

corsie ciclabili: la panacea universalis?


Di recente è ripresa la discussione, non nuova, sulle corsie ciclabili (ricavate cioè dalla carreggiata e separate solo da una doppia linea continua) invece di piste ciclabili separate fisicamente dal traffico motorizzato.
L'affermazione è che questa soluzione, al contrario di precedenti orientamenti, è più sicura per i ciclisti. E si fa spesso riferimento a nuovi orientamenti in tal senso in vari paesi d'Europa.

In Olanda, Danimarca e in città con ciclabilità sviluppata, semplificando un po', si segue questo modello: separazione fisica (=sede propria) sulle grandi arterie, che sono gli assi portanti anche della rete ciclabile (vedi foto a destra, Rotterdam), sovente a più corsie e con intersezioni semaforizzate (spesso con fase apposita a protezione delle bici da svolta a destra) o sovrappassi/sottopassi.

All'altra estremità del modello c'è la condivisione vera e propria,  zone 30  o a moderazione del traffico più marcata, su gran parte dell'area urbana, spesso il 70% o più.

In mezzo alle due soluzioni, separazione fisica e condivisione, ci sono altri rami di rete ciclabile, a maglie più strette, sempre in continuità, che possono essere corsie ciclabili o ricavate dal marciapiede, più raramente in sede propria "costruttiva" (cioè realizzando appositamente un separatore fisico es. cordolo, piolini, spartitraffico, arredi urbani etc).

Una delle argomentazioni a favore della corsia ciclabile è la maggiore visibilità del ciclista dalle auto che svoltano a destra rispetto alle piste ciclabili separate: in parte vera, in parte un malinteso. Nasce dalla prassi molto diffusa in Nordeuropa di realizzare le ciclabili dimezzando larghi marciapiedi per es. su viali, in cui gli alberi stanno fra carreggiata e pista ciclabile. In tal caso la visibilità si riduce. Una soluzione correttiva diffusa è spostare il tratto di pista ciclabile prima dell'incrocio all'esterno della fila di alberi, ricavandola dalla carreggiata (più visibile), mentre il percorso lineare rimane oltre gli alberi, sul marciapiede con linea separatrice dai pedoni.

Le corsie ciclabili poi hanno alcuni svantaggi: escludono di solito la sosta, sono facile bersaglio di quella selvaggia (che le annulla), e il pericolo di invasione da auto in transito o sorpasso "facendo il pelo" al ciclista: una delle tipologie di incidente più diffuse e gravi.
Si provi a guardare i disegni tecnici di corsie ciclabili, dove si evidenzia il pericolo derivante da auto in svolta a destra, e ci si immagini che al posto della doppia linea continua ci sia invece un qualche tipo di separatore fisico (cordolo o altro): la visibilità resterà la stessa, la sosta selvaggia e il pericolo di agganciamento in sorpasso saranno invece quasi annullati.

La "preferenziazione", termine con cui si indica spesso la scelta delle corsie ciclabili, è invece essenziale ed in diffusione massiccia ad incroci (non a traffico intenso e veloce) dove si realizzano brevi tratti di corsie ciclabili al centro, a destra o a sinistra , per incanalare le bici nelle varie direzioni, spesso con la "casa avanzata" davanti alla linea di arresto per i veicoli a motore. Purtroppo le corsie ciclabili collocate al centro o a sinistra della carreggiata non sono applicabili con la attuale (poco sensata) normativa ministeriale.
Gli ostacoli (da superare) del miope decreto 557 del 99 sono diversi, anche sulle corsie ciclabili: -

  • non è prevista la realizzazione della corsia ciclabile a sinistra degli stalli di sosta, soluzione applicata in tutta Europa (con linea tratteggiata invece che continua per la corsia ciclabile) e utile in alcuni contesti, anche se comporta comunque certi rischi (es. l'apertura dello sportello)
  • non sono consentite le corsie ciclabili controsenso o bidirezionali
  • la loro applicazione è prevista solo su strade di quartiere, definizione molto vaga e spesso utilizzata in modo estensivo per non realizzarle
Le debolezze della normativa ministeriale (il decreto 557/99 appunto) sono molte e rappresentano spesso un ostacolo assai maggiore che quelli derivanti dal Codice della Strada.
I tempi sono maturi per adeguare la normativa tecnica a quella europea, premendo sulle strutture ministeriali: tempi e possibilità sarebbero molto più favorevoli che a livello legislativo.
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corsia ciclabile ostruita da sosta selvaggia
pista ciclabile affiancata a sede tramviaria
  
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