blog irriverente fra il sarcastico e il tedioso su bici, mobilità ed altro

Modelli di (im-) mobilità quotidiana, al lavoro e a scuola in bici, pantofole sui pedali, verdi d'invidia, bocciofile, terrore motorizzato, terapie consolatarie, ciclabilità e fregature, miserie umane al volante e in sella, dopolavoro biciclettaro, "o il codice o la vita", treno+bici, tramvie ed intermodalità, redistribuzione dello spazio stradale ...
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mercoledì 2 marzo 2022

La rivoluzione (ciclabile) non ha luogo


L’incrociatore Aurora e la presa
del Palazzo d’Inverno …


Si dice che la bicicletta sia una rivoluzione. Forse è un po' esagerato, o una pretesa eccessiva. Ma mi ha fatto balenare per la testa una metafora densa di storia: la presa del Palazzo d’Inverno, quella della Rivoluzione d’Ottobre, soprattutto per motivi immaginifici.

La folla affamata tumultua, assedia la residenza dell’odiato zar. Soldati, operai, donne, malamente armati, attendono solo un segnale. L’incrociatore “Aurora”, in mano ai marinai ammutinati, gira le sue batterie, pronto a far fuoco e dare il via all’assalto. Ma dove sono i capi rivoluzionari? Non si trovano, nessuno sa dove si siano cacciati. Gira voce che uno sia seduto sul divano in pantofole, alla TV, mentre un altro partecipa attivamente al Simposio “Suicidi sulle Ferrovie Dimenticate – Problemi e Opportunità”. C’è poi chi è impegnato in una consulenza professionale per l’Ente di Promozione del Lago Titicaca, mentre altra figura chiave guida una vacanza attiva con raduno nelle lande sperdute del Belucistan. Ce n'è poi uno che fa giratine sulle colline, ma in fondo non ha mai avuto pretese di cambiare nulla, si accontenta di sudare pedalando. Un altro invece si è reso irreperibile, non risponde al telefono di casa, al cellulare, alle email … cazzo non esistevano ancora, che figura sto facendo! Vabbè, gli mandano dei messaggeri a casa, ma lui nisba. Qualche altro leader è un po’ perplesso delle defezioni, ma insomma cerchiamo di comprenderli, avranno le loro sensibilità.

La presa del Palazzo d’Inverno viene rinviata, e non avrà luogo. Meglio fare vita tranquilla, è meno faticoso, non c’è da rompersi tanto. La Rivoluzione si ferma lì, e magari è anche un bene: notoriamente quella vera non ha avuto gli esiti che i suoi entusiasti sostenitori si aspettavano. Meglio starsene a casina, cincischiare, rimpallare, tergiversare, e per carità non si deve essere così autoritari.
Che abbiano ragione loro, quelli del tran tran quotidiano e del vivacchiare?